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"CONDIVIDERE", è la parola chiave per comprendere una realtà così lontana…per partecipare alla vita di persone che, come noi, hanno bisogni, aspettative, desideri…
La condivisione è il nostro modo di camminare insieme a questo Popolo senza voce…
Vorremmo riuscire a trasmetteVi, attraverso la nostra esperienza, ciò che ci viene donato dallo sguardo di quei bambini che non chiedono nulla pur avendo bisogno di tutto …
Vorremmo condividere con Voi la volontà di aiutarli a crescere dando forma ai loro pensieri, perché tutto ciò che riusciremo ad offrire loro in questo oggi , possa ospitarli in un domani più dignitoso…
Siamo un gruppo di amici che dal 1985 si interessa delle sorti di un piccolo villaggio, Ingorè , situato nel territorio della Repubblica della Guinea Bissau , nell’Africa Occidentale.
Ognuno di noi all’interno del gruppo svolge un compito ben preciso spesso correlato alle proprie capacità professionali e alle proprie attitudini.
I nostri interventi sono in genere modesti e sostanzialmente sono mirati a migliorare le condizioni di vita della gente di questo villaggio e di quelli limitrofi, presenti nella regione di Cacheu.
Durante l'inverno, parte del gruppo si trasferisce a Ingorè e realizza ciò che, nel corso di tutto l'anno, si è programmato e organizzato in Italia.
Tutti i nostri progetti sono resi possibili grazie all'aiuto economico e alle donazioni di materiali offerti dai nostri sostenitori . Per noi è poi indispensabile la collaborazione con la manodopera locale che porta a termine il lavoro da noi impostato in loco, durante la nostra permanenza.
I FONDI RACCOLTI ATTRAVERSO LE DONAZIONI VENGONO INFATTI, INTERAMENTE DEVOLUTI, PER
Ingorè è un villaggio della Repubblica della Guinea Bissau che dista dal confine con il Senegal circa
Il tratto esposto a Nord è raggiunto da un braccio di mare: Rio de Abul dove si possono osservare, accatastate in cumuli, delle corna di bovino. Ciò si spiega, in quanto in questo punto, le acque poco profonde, consentono di macellare le mucche e disperderne il sangue e le parti non utilizzate che, portate via dalla corrente, evitano la contaminazione del terreno e il diffondersi di maleodoranti e poco salubri odori dovuti alla decomposizione delle sostanze organiche. Questo è anche il luogo da dove i pescatori di Ingorè si dirigono verso il Rio Cacheu. Proseguendo verso Sud - Ovest ci si imbatte nelle risaie dei Balanta, che si alternano alla barriera dei caju (anacardio).
Il mercoledì, lungo il ciglio della strada, si svolge il lumo (mercato); qui la maggior parte degli ambulanti provengono dal vicino Senegal. I locali vendono, o per lo più barattano, gli esigui ed insufficienti generi alimentari, che riescono a produrre per il proprio sostentamento, con la speranza di poterne ricavare un maggior guadagno.
Milena e Giovanni
Bissau, 24 Dicembre 2006
ore 9.00 am
Lei, Isabelle, ancora una volta non è diventata mamma, nascosta dietro due occhi pieni di speranza, in attesa di poter rinascere…
Venuti a conoscenza che una donna, già in setticemia post parto, è in condizioni tali da dover essere assolutamente trasportata in un luogo di cura, ci prestiamo a tale soccorso accompagnando lei e il marito in una clinica privata del centro della Capitale.
Giunti a destinazione, la facciamo sedere sopra una panca di legno, in attesa che sopraggiunga l’unico medico disponibile: non possiamo che sentirci smarriti osservando le condizioni in cui versa la struttura. Una serie di stanze divise tra chirurgia, maternità e sala trasfusioni, il tutto in un degrado igienico e strutturale più simile ad una discarica che ad altro.
L’attesa è lunga ed inquietante, il caldo e le esalazioni delle fogne, rendono l’aria irrespirabile…
Isabelle, attraverso un silenzio sofferto, vive la prolungata attesa e noi cerchiamo di sostenerla con tutto ciò che al momento abbiamo disponibile: acqua.
Stanchi e visibilmente provati, dopo due ore di attesa finalmente. vediamo arrivare il medico.
Prestato un primo soccorso, le viene diagnosticata una grave insufficienza ematica e, come terapia immediata, viene consigliata una trasfusione , ma il prelievo per poter conoscere il suo gruppo sanguigno, risulta prima difficoltoso e poi… un fallimento. Isabelle non ha sufficiente sangue in corpo per poter effettuare l'esame necessario.
Il medico suggerisce quindi il trasferimento all’ospedale civico della città, scartato da noi in partenza perché ancora più fatiscente. Ci fidiamo del suo parere e caricata Isabelle sulla nostra jeep, ci addentriamo nella caotica Bissau.
Giunti al centro trasfusioni dell’ospedale, il medico, con strumenti obsoleti, risale al gruppo sanguigno della donna. Da quel momento ha inizio una vera e propria trattativa, non tanto sulla disponibilità di possibili donatori, quanto sul costo di tale operazione. Parliamo di soldi e di una cifra improponibile per un povero! L’idea di comprare sangue ci lascia impietriti. Sangue appartenente ad altri, che un sistema tiranno ha ridotto ad una tale povertà, da indurli a vendere o meglio svendere la propria linfa; un "impari" scambio che avviene con la massima lucidità da parte degli addetti ai lavori, nonché da parte di chi offre tutto ciò che possiede in cambio della propria sopravvivenza. Siamo mentalmente disarmati e moralmente feriti, ma non abbiamo alternative.
Mentre, Isabelle attende nell’atrio il suo donatore, lui, un corpulento uomo sulla trentina, vittima di un meccanismo che ha del precedente, accetta di vendere il proprio sangue per la cifra di 35.000 fch pari ad una sessantina di euro. Accettato lo scambio, con un pagamento anticipato si procede alla trasfusione.
Il medico ci dice che tale operazione necessiterà almeno di due ore, pertanto veniamo invitati a lasciare l’ospedale e a ritornare più tardi.
Isabelle
Quasi al termine di questa missione, guardiamo Isabelle negli occhi, lei ci trasmette tutte le sue paure e le sue incertezze, chiedendosi il motivo di tutto ciò, domanda che non trova risposta in nessuno di noi, ancora scossi per aver dovuto comperare una merce che non può avere prezzo.
Confusi, nei nostri passi, lasciamo l’ospedale e con esso anche Isabelle, con l’immagine fissa di questa donna che nelle tragedie della sua vita, ha avuto almeno la possibilità di incontrare, sul proprio cammino, persone qualsiasi disposte ha compiere un gesto tale, da assicurarle il proseguimento della sua vita.
Tornati, dopo qualche ora, la ritroviamo distesa e attaccata ad una sacca di 400cc di sangue, acquistato di "fresco" e la caduta del liquido nelle sue vene, trascina anche noi dentro di lei, tanta è la nostra voglia di vederla rinascere. Ci dicono che ha perso molto sangue a causa di un’infezione sopraggiunta dopo un parto cesareo... parto cesareo durante il quale Isabelle ha perso la sua bambina, sarebbe stato il terzo figlio, sarebbe stato bellissimo!…..
Sapere che il diritto alla vita viene negato, ci allontana un po’ da una realtà morale e ci trascina davanti ad una realtà sociale, che in Guinea Bissau è addirittura diventata una realtà di massa... una massa che non possiede il denaro per proseguire il gioco della vita.
Benvenuto Gesù…oggi è Natale e...per noi è davvero speciale!
Giovanni e Carlo Alberto
Il resto del territorio è racchiuso tra il Senegal a Nord e
La superficie di questo piccola nazione, di origine alluvionale, è di 360.125 Km/q, che si riduce di ben 28.000 Km/q, durante l’alta marea.
Nel periodo delle piogge (giugno-novembre) un quarto dell'intero territorio viene sommerso dall'esondazione dei fiumi, che ritirandosi lasciano un terreno bruciato dal sale dove NULLA è più in grado di crescere.
Il territorio continentale si estende su una pianura lievemente mossa nella parte centrale, dove si innalzano fino a 300 m sul livello del mare, l’Altopiano di Bafatà e quello di Gabù.
Milena e Giovanni
Le strade principali hanno un estensione di ca.
NON ESISTONO NE’ UNA FERROVIA, NE’ TANTO MENO AUTOSTRADE e che,
Gran parte dei collegamenti stradali sono infatti, percorsi accidentati che attraversano la savana.
La difficoltà di attraversamento dei fiumi è spesso, però, una realtà che limita comunque il transito tra due rive opposte.
Milena e Giovanni
Mentre sulle coste, ricoperte da mangrovie, sono presenti paludi di acqua salata, nell’entroterra, ci si imbatte in malsane paludi di acqua dolce. Esse si sviluppano lungo le rive dei fiumi dove la corrente è lenta e dove si ha un’abbondanza di sedimenti, che ostacolano un efficiente drenaggio del terreno che si satura.
Milena e Giovanni
E’ quello tipico monsonico tropicale,il caldo umido è soffocante. Il tasso di umidità è sempre molto elevato ma soprattutto difficile da sopportare nei mesi che precedono il periodo delle piogge.
Le temperature hanno una media di 32°-
Milena e Giovanni
La popolazione di questo piccolo stato africano vive in gran parte nei villaggi, l’unità base è la tabanca, diretta da autorità tradizionali. Le case sono generalmente realizzate con mattoni cotti al sole ed il tetto con foglie di palma essiccate. La precarietà di questi materiali poveri non fornisce sicuramente un adeguato riparo, soprattutto durante il periodo delle piogge. Le case con i tetti realizzati con lastre zincate sono considerate un vero lusso per pochi privilegiati. All’esterno di ogni abitazione sono presenti delle piccole capanne (moransa) che, secondo la religione animista, ospitano gli spiriti.
Milena e Giovanni
E’ l’unico vero grosso centro urbano del Paese. Situato nella parte centro-occidentale del territorio guineense, è estremamente caotico, inquinato e sovraffollato; accoglie più di un quarto della popolazione dell’intera nazione.
La città venne fondata nel XVI secolo dai portoghesi, che vi stabilirono un importante punto di riferimento per il commercio degli schiavi.
Bissau, sviluppa il suo centro città in corrispondenza del porto. Gli edifici di Bissau sono caratteristiche espressioni dell’architettura portoghese ormai aggredite dal tempo.
Sulla strada principale che dall’aeroporto giunge alla capitale, si snoda il mercato di Bandim, un brulicante intreccio di baracche dove i più derelitti, i più poveri tra i poveri, possono trovare qualcosa per sopravvivere. Questo mercato è una mistura nauseabonda di odori e sporcizia, un grande terribile agglomerato di miseria umana.
Le strade del centro città si articolano con una disposizione a scacchiera e convergono nella piazza principale dove sorge il Palazzo Presidenziale che, parzialmente distrutto è stato abbandonato anche per motivi di sicurezza.
Sempre in questa ristretta area del centro città, si trova l’Ospedale Civico Simao Mendes,
UNICA STRUTTURA SANITARIA STATALE. QUI TUTTE LE PRESTAZIONI SONO A PAGAMENTO.
Se si è poveri, se non si hanno sufficienti disponibilità economiche non ci può curare; il diritto all’assistenza medica è un lusso inaccessibile e purtroppo, questa, è la condizione della gran parte della popolazione. Ad aggravare le già pesanti difficoltà in una possibile degenza, la mancanza di somministrazione di cibo, che rimane a totale carico del paziente o della sua famiglia.
La rete fognaria in Bissau è pressoché inesistente. L’afflusso verso la capitale, di un numero sempre maggiore di persone, ha oltremodo aggravato l’emergenza sanitaria della città, anche per quanto riguarda quest’aspetto. La spazzatura non viene raccolta e la diffusione di infezioni endemiche è inevitabile.
Milena e Giovanni
In Guinea Bissau non c'è acqua corrente, poichè non esiste una rete di distribuzione ne tanto meno esistono degli impianti di depurazione. tutto ciò comporta gravi disagi e molti problemi di ordine sanitario.I bambini, generalmente sono quelli che si recano ai pozzi per l'approvvigionamento dell' acqua e spesso sono costretti a percorrere diversi Km prima di raggiungere la destinazione. Quest' attività è una delle ragioni per cui molti bambini non riescono a frequentare la scuola.
I pozzi generalmente sono sovrastati da dei fusti in metallo senza fondo e sono protetti, nella parte superiore, da un coperchio per evitare l'ingresso e la caduta all'interno del pozzo stesso di animali come ad esempio i serpenti.
la morte e la decomposizione di un qualsiasi animale nel pozzo comporta infatti, l'inquinamento dell'acqua e l'impossibilità di utilizzo del pozzo per almeno un anno, poichè in questi casi, al suo interno viene gettata della calce viva come disinfettante.
Chi vuole l'acqua è costretto dunque, a percorrere altra strada fino al pozzo successivo per poi tornare con il pesante fardello verso il proprio villaggio camminando anche per
Migliorare l'accesso all'acqua è, sicuramente, una priorità.
Inoltre, renderla disponibile e potabile riduce indiscutibilmente il rischio di malattie e rappresenta un fattore fondamentale per un cambiamento vantaggioso delle condizioni di vita nei villaggi. Le donne possono inoltre praticare l'orticoltura, migliorando l'alimentazione della propria famiglia e producendo anche la possibilità di un reddito aggiuntivo. Lo scavo dei pozzi, che in media hanno una profondità compresa tra i 15 e i
Milena e Giovanni